Come rabdomanti in cerca d'acqua

Viky ed io ci eravamo addentrati nella giungla, fino a raggiungere una grande cascata.
Non sapevo che fine avessero fatto gli altri, probabilmente stavano bene dal momento che sembravano pronti a tutto ed addestrati a cavarsela in ogni situazione.
Il fragore della cascata era assordante, la potenza della natura che si mostrava a noi poveri umani.
Stupefacente.
Amavo quel posto, amavo la natura.
-Questa cascata ci farà sopravvivere- dissi.

Risi alla sua battuta.
-Sì, ha ragione- convenni.
-C'è qualsiasi cosa qui, e devo ammettere che è emozionante- continuai.
Scossi il capo.
-Dovremmo costruire un riparo per la notte.
In questa parte del mondo il sole tramonta improvvisamente- affermai.
Lo sapevo bene.
Ci conveniva costruire qualcosa da avere sulla testa e sotto i piedi.
Gli animali, gli insetti sarebbero stati il problema principale, senza contare la presenza dei cosiddetti Slayers.

Accennai un sorriso alle parole di Vicky.
-Sì, ammetto di essere molto ripetitivo, certe volte- confermai.
D'altra parte, però, amavo essere previdente, e se ciò avesse significato ripetere le azioni da eseguire, non c'era problema.
Vidi un albero cavo.
-Potremmo usare quello, anche se nascoderci nell'incavo ci renderebbe facile preda di creature della notte.
Potremmo riposare sui rami- suggerii.

Sorrisi cercando di camuffare il moto d'orgoglio che mi aveva assalito alle sue parole.
-E' solo esperienza, maturata soprattutto durante le missioni come soldato- spiegai.
Iniziai ad arrampicarmi, i miei piedi e le mie mani erano abituati alle scheggie, ai tronchi, ma forse gli arti di Vicky no.
La guardai da un paio di metri più in alto di lei.
-Serve una mano?- domandai.